Ghiacciai

Seraccata del Mandron – anni ’90
La maggior superficie glaciale del Trentino
Il Parco Naturale Adamello Brenta comprende oggi la maggior superficie glaciale del Trentino, contando 41 ghiacciai sul proprio territorio. Nel Gruppo di Brenta ci sono 17 piccoli ghiacciai. Rispetto a quarant’anni fa sono scomparse varie lingue glaciali e la superficie complessiva dei ghiacci è diminuita di almeno un terzo. Sulla Presanella, che accoglie 7 ghiacciai, il regresso è stato meno consistente, al pari dell’Adamello trentino, che ne comprende 17.
Nonostante il ritiro, i ghiacciai mostrano ancora una grande imponenza , soprattutto per la vedretta del Mandrone, il maggior ghiacciaio delle Alpi Italiane, ma anche per quelli contermini della Lobbia e del Lares. Spettacolari sono, inoltre, le splendide vedrette del fianco meridionale della Presanella, tutte incluse nel Parco.
Ventimila anni fa
I ghiacciai del Parco sono l’estremo residuo di quella colossale massa di ghiaccio che, tra 18.000 e 20.000 anni fa, ricopriva tutte le Alpi. In quel tempo solo le cime dei monti più alti emergevano dalla calotta glaciale il cui spessore si aggirava attorno ai 2000m in corrispondenza della media Val d’Adige e ai 1000m nella zona del Garda.

Un secolo di evoluzione dei ghiacciai dell’Adamello – Elab. Giuseppe Alberti
La fase del ritiro
La fase del ritiro, conseguente al miglioramento climatico, iniziò con decisione circa 15.000 anni fa e continuò fino al 6.000 a.C. (periodo “tardiglaciale”), ma fu interrotta da vari momenti di inasprimento del clima che condussero a temporanee espansioni dei ghiacciai. Al “tardiglaciale” seguì un periodo mite, detto “postglaciale”, che durò fino al 2500 a.C. circa.
Durante l’Età del bronzo vi fu un nuovo periodo freddo, seguito da una lunga parentesi calda che si protrasse fino al 1600 d.C. e che fece ritirare le vedrette a quote molto più alte delle attuali, rendendo quindi libere dal gelo anche zone oggi occupate dai ghiacciai. Tra il 1550 e il 1850, nella cosiddetta “Piccola età glaciale”, i ghiacciai attraversarono una nuova fase di decisa espansione. Poi iniziò il regresso, tuttavia irregolare, che è ancora in corso e che ha portato ad un deciso arretramento delle lingue glaciali.
Esempi
A titolo di esempio, le fronti glaciali della Lobbia e del Mandrone si sono ritirate per più di 2km dalla metà del XIX secolo e oggi si trovano 800 metri più in alto rispetto ad allora. Questo processo si è svolto velocemente negli ultimi decenni, tanto che numerosi corpi glaciali si sono suddivisi e altri sono scomparsi.
Lo studio dei ghiacciai
L’attenzione verso il mondo dei ghiacciai si esplica anche attraverso il Centro studi Adamello “Julius Payer”, luogo di studi glaciologici allestito dalla Sat a 2.429m di altitudine, a poca distanza dal Rifugio Mandrone. Il Centro, inaugurato nel 1994, introduce i visitatori alla conoscenza dell’ambiente glaciale.

Vedretta della Lobbia – foto Michele Zeni
Dai ghiacciai le acque correnti
Dai ghiacciai, riserva preziosa di acque purissime, discendono numerosi e impetuosi corsi d’acqua, spesso creando spettacolari cascate. Per questa ragione vi sono grandi differenze tra l’Adamello-Presanella e il Brenta. Il primo gruppo montuoso accoglie infatti numerosi ghiacciai e nevai, che con il loro scioglimento estivo riforniscono i corsi d’acqua, mentre nel Gruppo di Brenta i ghiacciai sono ormai ridotti a piccoli lembi. Inoltre le rocce magmatiche dell’Adamello-Presanella sono pressoché impermeabili e l’acqua vi scorre sopra, mentre quelle calcareo-dolomitiche del Brenta sono molto permeabili e l’acqua, spesso, abbandona la superficie per sparire in profondità, dando luogo a interessanti fenomeni carsici, tra i quali ricordiamo, come esempio, le cascate di Vallesinella.
Alcuni ghiacciai del Parco:





























