“Sappiamo che, grazie alla loro rapida capacità di evoluzione, alcuni virus sono capaci di subire modifiche che gli permettono di parassitare una specie diversa da quella che li ha ospitati in precedenza”, esordisce Mustoni. “È come se trovassero la chiave per entrare in cellule che fino ad allora li avevano respinti”. In questi rari casi si parla di salto di specie, ovvero di superamento delle barriere tra specie e specie. Il salto di specie, conosciuto anche con il termine di spillover, è un fenomeno conosciuto e temuto da tempo che per l’uomo costituisce un grande rischio mentre per il virus, che per sopravvivere deve propagarsi, rappresenta una vera e propria soluzione.
I salti di specie coinvolgono l’uomo in modo rapido e difficilmente prevedibile: “molte malattie tristemente note sembrano essersi generate in questo modo, dal vaiolo all’ebola, dall’influenza stagionale all’HIV”. “I virus sono parassiti obbligati – spiega ancora lo zoologo – ovvero parassiti che per sopravvivere e replicarsi hanno bisogno delle cellule di un organismo ospite. Sono organismi molto diffusi sul pianeta capaci di parassitare ogni forma vivente, dalle piante agli animali superiori, perfino ai batteri e ad altri virus, che dunque possono essere loro stessi infettati”.
Virus evoluti. Una delle caratteristiche del Coronavirus è la sua grande e veloce capacità di evolvere: ma in quale direzione? Mustoni ci informa che “tutti i parassiti che siano batteri, virus o insetti, evolvono in forme più leggere per l’ospite, tendono all’equilibrio, non avrebbero alcun interesse a distruggere gli organismi che li accolgono e che garantiscono la loro sopravvivenza”. È il cambiamento più probabile anche per il Covid-19. “Tuttavia non dobbiamo sottovalutare l’enorme fantasia dei virus: sono poco prevedibili e a volte abbandonano la strada maestra”, avverte lo scienziato. L’estrema pericolosità di un virus, quando incontra per la prima volta un nuovo ospite, è il fatto che “deve adattarsi e capire fino a che punto essere aggressivo, quanto può parassitare l’ospite senza arrecargli danni eccessivi”.
A questo punto della chiacchierata, Mustoni introduce argomenti che pescano nella sua esperienza quotidiana tra Dolomiti e Alpi Retiche, tra Trentino e Lombardia, in uno dei santuari della natura alpina. Ci ricorda come tutti gli organismi viventi siano autentici serbatoi di virus e che ciascun virus, in genere, si specializza in un’unica specie o in specie affini. E ci fa qualche esempio delle eccezioni: “i chirotteri (pipistrelli) riescono a convivere con molte specie di virus diversi, tra i quali i famigerati virus Corona; nelle volpi europee alberga il virus della rabbia silvestre che, com’è noto, può attaccare tutti i mammiferi, uomo compreso. Altro esempio di virus che salta di specie in specie è la pseudo-rabbia suina che colpisce cinghiali selvatici e maiali domestici e da questi ultimi può trasferirsi all’orso bruno, con esiti letali”.
Non sempre la comparsa o la proliferazione di un virus è un fatto negativo, secondo Mustoni: “quando attacca una specie appartenente alla fauna selvatica si parla di ecopatologia, cioè di un ambito nel quale la malattia è considerata come una sorta di variabile interna all’ecosistema e quindi a volte è vista come un elemento che, esercitando un controllo numerico sulle popolazioni animali, può contribuire a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema”.
L’uomo, specie a rischio. Il boom demografico, che sta caratterizzando la nostra specie, e il contatto ravvicinato e promiscuo con alcuni animali selvatici sono fattori predisponenti per la diffusione dei virus, che sopravvivono grazie al contatto tra individui.
Per minimizzare i rischi, Mustoni, che si occupa di fauna da una vita, dà consigli semplici ma efficaci: “state a debita distanza dagli animali selvatici per due ragioni: non disturbarli ed evitare il passaggio dei parassiti”. Altra questione è quella delle carni: “nel mondo occidentale la fauna abbattuta dai cacciatori viene controllata scrupolosamente da veterinari specializzati in appositi centri di controllo. Non è così in tutto il pianeta. Anche gli animali da allevamento (galline, bovini, suini), che vivono in situazioni di grandissima densità, possono costituire fonti di rischio. I controlli sanitari in genere sono molto attenti, ma questa pandemia ci dovrebbe insegnare ad alzare ulteriormente la guardia”. Infine, un monito: “proviamo a consumare meno carne, ne guadagneremo tutti in salute e ne beneficerà anche l’ambiente della nostra Casa comune”.