L’esplorazione geologica del Trentino occidentale iniziò nella seconda metà dell’800 ad opera di studiosi quali Wolf, Lepsius, Stache e Bittner. Essi riconobbero quest’area come fondamentale per la comprensione dei rapporti tra le Dolomiti e le Alpi occidentali. Pochi decenni dopo (1870) comparvero i primi studi specifici sulle Dolomiti di Brenta (Gumbel) e sulla Val di Non (Loss). Nel 1903 venne pubblicata la prima “Carta Geologica della Monarchia Austro – Ungarica” in scala 1:75.000.
Naturalisti e cartografi avevano visitato i gruppi dell’Adamello e del Brenta fin dal 1700 osservandone il paesaggio. Ma è con la nascita e lo sviluppo dell’alpinismo (metà dell’’800) che iniziarono i primi dettagliati rilievi cartografici e i primi studi delle masse glaciali ad opera di J. Payer, Sonklar, Lorentz e Richter. Essi pubblicarono la prima carta dei ghiacciai dell’Adamello (1865).
Dopo la Prima Guerra Mondiale e il passaggio del Trentino all’Italia, geologi tedeschi e italiani approfondirono gli studi sulla stratigrafia. In particolare sulle strutture che interessano l’area dei due gruppi montuosi, definendone la genesi e l’evoluzione. Importantissimo lo studio di Trevisan (1939) sulle Dolomiti di Brenta. In esso furono distinte le principali unità geologiche che le costituiscono.
Negli anni ‘50-‘60 nel versante sinistro della Val Rendena si fecero prospezioni alla ricerca di giacimenti sfruttabili di minerali di uranio. Mentre i lavori legati allo sfruttamento idroelettrico delle acque del Parco, approfondirono gli studi nell’ambito idrogeologico. Soprattutto riguardo alla circolazione idrica in massicci carsici (Dolomiti di Brenta).
Nella seconda metà del ‘900, Merciai, Morandini e Castiglioni studiarono l’evoluzione dei ghiacciai dell’Adamello e del Brenta. E’ iniziato così un lavoro sistematico di monitoraggio delle masse glaciali. Attualmente è condotto dal Comitato Glaciologico della SAT in collaborazione con il Parco.
Negli anni ’70 e ’80, la teoria della Tettonica delle Placche ha approfondito gli studi sull’evoluzione geologica e strutturale dell’area del Geoparco, interessata da grandi strutture deformative (Linea delle Giudicarie). In questo periodo vennero datate le rocce dell’Adamello attraverso il decadimento degli elementi radioattivi contenuti nei minerali (Del Moro, 1985).
Negli ultimi decenni l’interesse si è focalizzato sulla geomorfologia e sulla geologia del Quaternario con la produzione di carte geomorfologiche di dettaglio di vasti settori dell’Adamello (lavori di C. Baroni e A. Carton). Interessante è anche lo studio dei rock glaciers condotto in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali (oggi MuSe). Così come le ricerche sulla storia deformativa della tonalite dell’Adamello e sulla ex faglia sismica delle Gole Larghe condotte dall’Università di Padova e dall’INGV. Questo vasto territorio è stato inoltre interessato dai lavori di rilevamento per la nuova Carta Geologica della Provincia Autonoma di Trento (progetto CARG).
Nel 2018 la collaborazione con l’Università di Sassari per gli studi faunistici ha approfondito la relazione tra biodiversità e geodiversità del Geoparco. Nello specifico l’importanza del substrato roccioso per le abitudini di vita dei camosci, la loro massa corporea e la lunghezza delle corna. I risultati sono di interesse per le strategie di conservazione della specie.
L’analisi dei fattori dei Cambiamenti Climatici è uno dei temi di maggiore interesse degli studi più recenti del Parco e un tema prioritario per la filosofia del Geoparco. Il Geoparco recentemente ha avviato l’analisi di fattibilità della Carta Geomorfologica del suo territorio in convenzione con l’Università di Pavia. La carta geomorfologica sarà strumento di base per ulteriori studi, come la caratterizzazione geomorfologica dei Plot del Progetto Biomiti e la realizzazione della Carta Geoturistica del Geopark.