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Le fake news sugli orsi e sui lupi: una questione di rispetto. La nuova rubrica del Parco

LE FAKE NEWS SUGLI ORSI E SUI LUPI: UNA MANCANZA DI RISPETTO
Il Parco pretende rispetto per le proprie comunità che hanno il diritto di essere informate correttamente

Scarica la rubrica fake news in formato pdf

In questi mesi sono state scritte e dette una grande quantità di bufale e notizie non corrette sulla presenza degli orsi e dei lupi.
Nella confusione che si è venuta a creare, la disinformazione è molto pericolosa e spesso non è facile da distinguere.

Lo scopo di questa nuova rubrica del Parco è quello di smentire almeno alcune delle fake news più pericolose, portando alla luce i fatti e le situazioni per quello che sono e non per quello che persone male informate o faziose cercano di far credere all’opinione pubblica. Per questo motivo, tutte le informazioni che verranno riportate dal Parco in questa rubrica sono sottese da documenti e/o articoli scientifici scritti in questi ormai più di vent’anni di nuova presenza dell’orso in Trentino e di ritorno spontaneo del lupo disponibili alla data di pubblicazione di ogni notizia.
Al contrario, la rubrica del Parco non tratterà di opinioni in senso stretto, considerandole tutte importanti e lecite purché basate su informazioni corrette e portate con l’idea di dare un contributo costruttivo.
Preme evidenziare che, considerando quanto recentemente accaduto in Trentino e la tragica morte di una persona, le fake news devono essere considerate una profonda mancanza di rispetto.

Rai sport – 4 agosto 2023
Titolo dell’articolo: “Da Masun e Kirka, cosa prevedeva Life Ursus e cosa è successo dopo”

Nel contesto dell’articolo si sostiene che “In quasi 25 anni dal nucleo originario importato dalla Slovenia si è sviluppata una popolazione ben più numerosa di quella prevista , ma quasi tutta discendente da due soli maschi: e proprio la scarsa variabilità genetica sarebbe, secondo gli esperti, alle origini dei comportamenti problematici di molti animali, oltre un centinaio quelli stimati oggi in Trentino”
COMMENTO DEL PARCO
Il capoverso sembra contenere un errore e un’opinione dubbia. Lo sviluppo numerico della popolazione appare in linea con le previsioni dello studio di fattibilità realizzato nel 1998 e pubblicato nel 2000.
Il fatto che il “comportamento problematico di molti animali” sia da mettere in relazione alla scarsa variabilità genetica è un’affermazione non suffragata da evidenze scientifiche e per certo non condivisa dall’intera comunità scientifica.

La Repubblica.it – 29 agosto 2023

In un’intervista si riporta un virgolettato del Vice Premier Matteo Salvini, che riporta la presenza di “centinaia di orsi che arrivano nei parchi giochi, sulle ciclabili e nei garage”
COMMENTO DEL PARCO
L’affermazione descrive una situazione molto lontana da quella effettiva, nel contesto della quale la frequentazione delle aree citate di fondovalle da parte degli orsi rimane del tutto occasionale.

Il Foglio – 7 settembre 2023 – pagina 2
Titolo articolo: “ecologisti di città”

Nell’articolo, tra le altre cose, si riporta quanto segue: “Gli orsi sono violenti, hanno una forza smisurata, con una zampa ribaltano un’auto e non scherzo, la ribaltano davvero; corrono come il vento, si arrampicano sugli alberi e mangiano tutto, carne o frutta.”
COMMENTO DEL PARCO
Le affermazioni appaio forzatamente fantasiose e per certo, almeno per quanto riguarda la forza degli orsi che vivono in Trentino, lontane dalla verità biologica.

L’Adige – 9 settembre 2023 – pagina 32
Titolo articolo: “Razza rendena, futuro a rischio”

Nel contesto dell’articolo si riportano delle dichiarazioni dei partecipanti ad un incontro pubblico, tra le quali si parla di “errore clamoroso di previsione: massimo 70 orsi nelle Alpi centrali, quando ce ne sono 200 solo in queste valli”.
COMMENTO DEL PARCO
Le stime numeriche di un massimo di orsi sono estrapolazioni discutibili e poco attendibili dello studio di fattibilità realizzato nel 1998 e pubblicato nel 2000. La stima riportata (70 orsi) è frutto di una errata interpretazione del piano e, più in particolare delle densità possibili degli animali limitatamente al modello di valutazione ambientale utilizzato. Impossibile quindi parlare di “errore clamoroso”.
È peraltro un errore parlare di “200 orsi solo nelle nostre valli”, quando le stime numeriche dell’intera popolazione di orsi in Trentino si assesta su valori massimi di 120-140 orsi.

Il fattoquotidiano.it – martedì 25 luglio 2023
La storia di Honey, orsetto condannato all’ergastolo


Nell’articolo si riporta il seguente capoverso: “Qualche mese fa è successo che un cucciolo d’orso è scivolato in un canalone, in alta montagna, nel Trentino. Mamma orsa ha provato ad aiutarlo a farlo risalire, ma il cucciolo, ferito gravemente, non è riuscito a muoversi a causa di alcuni traumi invalidanti. Mamma orsa, purtroppo, si è resa conto della gravità della situazione, ha preso l’altro cucciolo e si è allontanata, data la situazione ormai compromessa. Di lì a poco, però, passa da lì un guardiacaccia e vede il cucciolo d’orso esanime in fondo al canalone e avvisa il servizio forestale; la squadra di turno parte, coinvolgendo un veterinario esperto e giungono sul posto. Il veterinario esanima il cucciolo e decide che le ferite sono guaribili e le prospettive di salvare l’animale sono concrete. In Trentino, si sa, gli orsi li vogliono eliminare…”.
LA VOCE DEL PARCO
La ricostruzione dei fatti della Val Algone con l’incidente accaduto al cucciolo di orso bruno appare fantasiosa per quanto riguarda l’atteggiamento della madre, che in realtà sembra essersi allontanata dall’area senza cercare nessun tipo di interazione con il piccolo. In questo senso l’articolo sembra voler fare leva sul pietismo animale, rivestendo l’orso di connotati antropomorfi in modo da creare empatia. Nella stessa direzione va anche l’attribuzione di un nome proprio al cucciolo di orso (“Honey”), atteggiamento in contrasto con la gestione tecnica della popolazione di orsi a vita libera, per la quale è da preferirsi l’attribuzione di sigle agli orsi. È noto infatti che l’attribuzione di nomi propri agli animali selvatici agisce sull’emotività delle persone spingendole a considerare più il singolo individuo della popolazione, che rimane il vero obiettivo gestionale.
Per quanto riguarda la chiusura del capoverso sopra riportato (“in Trentino gli orsi li vogliono eliminare”), si ricorda che sia il recupero dell’orso e le cure prestate, sia la presenza degli orsi sulle montagne del Trentino, sono “accadimenti” trentini, per i quali genti trentine si sono impegnate e si stanno impegnando. La frase per certo poco costruttiva, contribuisce unicamente ad accanire lo scontro tra i poli estremi di chi “ama” e chi “odia” gli orsi.


Il T quotidiano autonomo del Trentino Alto Adige – d
omenica 23 luglio 2023
pagina 32

Nel contesto di una intervista apparsa sul quotidiano viene affermato quanto segue: “il 5 aprile si è compiuto un crimine (ndr: morte di Andrea Papi a causa di un orso), un omicidio ampiamente preannunciato (ndr: quindi, secondo MB, “premeditato”) l’arma è stata l’orso ma i responsabili sono coloro che direttamente o indirettamente hanno collaborato a un progetto dissennato”.
LA VOCE DEL PARCO
È un’affermazione infamante che dimentica il coinvolgimento democratico svolto nei processi decisionali. Life Ursus è stato il frutto di innumerevoli permessi, molti dei quali ottenuti in base all’opinione dei nostri referenti territoriali: sindaci, rappresentanti dei Comuni e di molte associazioni di categoria.


Il T quotidiano autonomo del Trentino Alto Adige – d
omenica 23 luglio 2023
pagina 32

Nel contesto dell’intervista già citata nel punto precedente si afferma “si è cercato di dare una veste scientifica a un progetto che nasconde interessi economici espropriando il territorio alle genti locali… come nella mafia dei pascoli”
LA VOCE DEL PARCO
La frase non appare corretta per i seguenti motivi:
1) il progetto di reintroduzione nasce da solide basi tecniche, come confermato dalla totalità della bibliografia scientifica a disposizione. NESSUN GIUDIZIO;
2) per quanto riguarda la possibilità che il progetto sia stato impostato per nascondere interessi economici che hanno portato ad “espropriare il territorio alle genti locali”, si ricorda che a proporre il progetto di reintroduzione dell’orso bruno in Trentino sono stati prima di tutto e al di fuori di ogni disquisizione opinabile la Giunta Esecutiva e il Comitato di Gestione del Parco, organi democratici rappresentativi proprio delle genti locali da lui citate come per dare importanza populiste e “localista” al comprensibile disagio attualmente sentito dalle genti delle nostre valli rispetto alla presenza dell’orso.


Il T quotidiano autonomo del Trentino Alto Adige – d
omenica 23 luglio 2023
Pagina 32

Nel contesto dell’intervista già citata nel punto precedente afferma quanto segue “Vi sembra ammissibile che ad accogliere i malcapitati turisti e a istruirli sul rapporto orso uomo ci siano i bears ambassadors con beneplacito del Parco Adamello Brenta?
LA VOCE DEL PARCO
Tra i doveri del Parco vi è, senza dubbio quello, di istruire o meglio “informare” le persone in modo corretto Il momento impone di mettere in campo ogni mezzo per raggiungere una “cultura dell’orso” in grado di permettere a quanti vivono la natura di farlo in maniera consapevole. Nello specifico, l’iniziativa dei Bear Ambassadors della LAV, che hanno partecipato a corsi di formazione organizzati dal Parco, si appoggia su di una specifica convenzione dedotta da una deliberazione della Giunta Esecutiva.


Portale news “Leggi la notizia – dall’Italia” – m
ercoledì 19 luglio 2023
Come è umano l’orso trentino

Nell’articolo si descrive l’orso come un animale “ex autoctono”.
LA VOCE DEL PARCO
La dicitura appare priva di fondamento scientifico o tecnico e portata solo a scopo denigratorio. L’orso è una specie autoctona dell’ambiente trentino. Su questo dubbi non ce ne sono; anche nel caso in cui una specie risulti estinta da un contesto territoriale nel quale si è evoluta in simpatria (coevoluta) con le altre specie animali e vegetali presenti, rimane per definizione specie autoctona.

Nel medesimo articolo viene riportato: “Pochi (sì, pochi) si posero una domanda: se è scomparso ci sarà un motivo? E ancor meno aggiunsero: la montagna, oggi, è frequentata da turisti, quindi è antropizzata in maniera diversa rispetto al tempo in cui i residenti salivano per andare in malga o per tagliare le piante in cerca di legna.”
LA VOCE DEL PARCO
La frase è manifestatamente errata e forse portata in modo fazioso. La mole di permessi posti alla base del progetto di reintroduzione è sufficiente a ricostruire con facilità che sono state molte le persone e le strutture che si sono poste fin da subito i perché della scomparsa degli orsi. Allo stesso tempo la mole di scritti pre-reintroduzione testimonia le attente riflessioni che sono state fatte in merito all’antropizzazione dell’area.
In sintesi quanto affermato dall’articolo è falso e portato con tale superficialità da sembrare banalmente fazioso.

Nel medesimo articolo viene riportato: “Non si sa nemmeno di preciso quanti orsi si scapicollano su e giù per le creste del Trentino occidentale”.
LA VOCE DEL PARCO
Dal punto di vista numerico la popolazione trentina di orsi può essere indiscutibilmente considerata come una delle popolazioni più monitorate al mondo. Il censimento genetico effettuato dai servizi provinciali su base biennale per il 2023 portano ad una stima di circa 120-140 orsi comprese le nascite dell’anno. La stima è basata sull’ultima indagine genetica della quale sono disponibili i risultati effettuata nel 2021 e sul numero di nascite accertate nel 2022 e nel 2023. Quest’anno (2023) è stata ripetuta l’indagine genetica basata sulla determinazione del DNA contenuto nel bulbo pilifero “catturato” con apposite trappole per pelo posizionate sul territorio; gli esiti dell’indagine saranno disponibili nel 2024.

Nel medesimo articolo viene riportato un concetto ampiamente condivisibile: “…stimolante sarebbe indagare sul rapporto uomo animale in tempi in cui non riusciamo ad avere un approccio equilibrato né con gli animali domestici, né con quelli selvatici.”
LA VOCE DEL PARCO
Il concetto rimane uno dei temi di maggiore importanza per il futuro. A tal proposito, il Parco ha iniziato un percorso di indagine in collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell’Università di Sassari e gli antropologi dell’Università Cà Foscari di Venezia. Lo scopo dell’iniziativa, che si propone come uno studio biennale da realizzarsi nelle valli del parco, è proprio quello di indagare l’approccio delle persone nei confronti dei grandi carnivori e proporre le migliori forme di comunicazione nei confronti delle diverse categorie sociali indagate.


Corriere del Trentino – v
enerdì 21 luglio
pagina 6 –
Un esposto contro la Provincia per la liberazione dell’orsetto M89

Nell’articolo, riferito alla possibilità di liberare l’orso M89, si dice: “Il tema è la mancata liberazione del cucciolo di orso M89, rinvenuto a inizio aprile da un guardiacaccia in fondo ad un precipizio in Val d’Algone, dopo essere scivolato mentre seguiva sua mamma. «Un documento rilasciato a giugno dall’ex forestale Alberto Stoffella dell’associazione Rase, e da Eileen Zeni del Parco Naturale Adamello Brenta, ha sottolineato come il cucciolo fosse pronto a tornare in natura..”
LA VOCE DEL PARCO
Eileen Zeni, dipendente del Parco Naturale Adamello Brenta non si è espressa in merito alla possibilità che l’orso M89 posso essere rilasciato in natura.


Portale meteo web – m
ercoledì 19 luglio 2023
Gli orsi di Berna che incantano i turisti in pieno centro (e nessuno grida allo scandalo)

Nell’articolo, con riferimento agli orsi captivati nel recinto di Berna, vengono riportate in chiusura le seguenti affermazioni: “E’ paradossale osservare questa realtà a pochi chilometri dall’Italia, sull’altro versante delle Alpi, mentre nel nostro Paese da mesi abbiamo polemiche sulla situazione del Trentino dove gli animalisti sono inviperiti contro la provincia che ha deciso di catturare l’ orsa JJ4 dopo l’ennesima aggressione stavolta costata la vita a un povero ragazzo e rinchiuderla nel Casteller , una struttura che di metri quadri ne ha ottomila e si trova lontano da ogni centro abitato nel cuore della montagna! Lo chiamano ” lager degli orsi “, eppure è più grande persino del Bärengraben di Berna . Chissà quanti fanatici dell’animalismo vanno a Berna felici a vedere l’orsacchiotto rinchiuso tra le case per ammirarlo e fotografarlo, ma poi in Italia sbraitano per ideologia!”
LA VOCE DEL PARCO
Si confondono le finalità della captivazione degli orsi di Casteller con quelli di Berna e soprattutto la provenienza degli orsi detenuti. Anche la metratura dei recinti è trattata con evidente superficialità.


La busa –
19 luglio 2023
Orsi e lupi nell’Alto Garda e Ledro, i Sindaci chiedono aiuto in Provincia

Nel contesto dell’articolo si afferma: “Che il progetto “Life Ursus” sia probabilmente scappato di mano è sotto gli occhi di tutti, urge trovare rimedio, perché la montagna va sicuramente vissuta dagli animali ma anche dall’uomo, essere consapevole che la convivenza tra le specie è fondamentale”.
LA VOCE DEL PARCO
Il Progetto Life Ursus è finito nel 2004. Affermare ora che sia “scappato di mano” appare come un luogo comune poco costruttivo e chiarificatore.


Il Manifesto –
19 luglio 2023
pagina 10 –
basta un cane e passa la paura. Una passeggiata tranquilla nel bosco protetti da un simpatico Karelian

Nell’articolo, dedicato ai cani da orso della Karelia, già utilizzati anche dal Corpo Forestale della Pat, si afferma quanto segue: “Cristina abita a Fai della Paganella, piccolissimo comune montano della provincia di Trento, ed ama passeggiare per i boschi. Ultimamente non lo faceva più a cuor leggero. Adesso i due cani l’accompagnano nelle sue passeggiate nei boschi, concentrati ed attenti. E lei si sente nuovamente al sicuro. Nella sua casa sono nati ben nove cuccioli di Karelian, che lei ha regalato a chi ne ha fatto richiesta. Così Cristina, senza farsi prendere dall’ansia, ha trovato la via più sostenibile per la sua protezione. E probabilmente degli orsi stessi”.
LA VOCE DEL PARCO
Ferma restando la ovvia possibilità che chiunque decida di accompagnarsi ad un cane e possa conseguentemente trarne una sensazione di sicurezza, deve essere messo in evidenza che è noto e ben descritto in bibliografia che la presenza di cani può essere uno degli elementi capaci di rendere più pericoloso l‘incontro con un orso. Per questo motivo, pensare di risolvere/attenuare il problema della sicurezza con l’utilizza di cani, per quanto “kareliani”, è addirittura in contrasto con la verità di campo. Rimane evidente che il cane possa essere un ausiliario importante anche nei confronti della fauna, ma che debba essere addestrato/educato a tal fine e che anche il proprietario debba essere consapevole delle possibili conseguenze e preparato a gestire il suo “migliore amico”. Per diminuire la paura la strada migliore appare sempre la conoscenza dell’orso, prima della presenza di un cane.


LaVoceDelTrentino –
17 luglio 2023
«Non accetteremo che si perda ulteriore tempo»

Nell’articolo si dice: “Pare che ad oggi siano quasi 200 gli orsi in giro per il Trentino, la maggior parte presenti nel trentino occidentale. Troppi per un piccolo territorio come il nostro.”
LA VOCE DEL PARCO
200 orsi sembra una stima errata. Il censimento genetico effettuato dai servizi provinciali su base biennale per il 2023 portano ad una stima di circa 120-140 orsi comprese le nascite dell’anno. La stima è basata sull’ultima indagine genetica della quale sono disponibili i risultati effettuata nel 2021 e sul numero di nascite accertate nel 2022 e nel 2023.
Per quanto riguarda il commento “troppi per un piccolo territorio come il nostro”, si evidenzia che, essendo basata su di una stima errata (200 orsi), perde di significato, senza aiutare a costruire ipotesi gestionali basate su criteri concreti.

 

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