Cosa accade alla fauna selvatica durante la notte di Capodanno, a causa dei botti? Ne parla Andrea Mustoni, biologo e responsabile dell’Unità di Ricerca scientifica del Parco Naturale Adamello Brenta, su Kodàmi, testata on-line che ha come obiettivo la diffusione “della conoscenza del regno animale nel segno del rispetto dell’individualità di ogni essere vivente, della coesistenza e nella consapevolezza dell’importanza di porre l’accento sulla relazione nel rapporto tra animali e uomini”.
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“Anche se non abbiamo evidenze scientifiche – spiega Mustoni – sappiamo che gli animali selvatici perdono l’orientamento con i botti, questo vale in particolare per mammiferi e uccelli. Di questa pratica estremamente negativa conosciamo bene gli effetti nefasti, anche se non sappiamo ancora quantificarli con esattezza”.
Gli animali, fra l’altro, perdono l’orientamento “in un momento dell’anno particolarmente difficile per la loro sopravvivenza perché l’inverno negli ambienti alpini, con la neve e le temperature gelide, è un periodo nel quale fanno fatica ad alimentarsi e quindi spostamenti improvvisi, non voluti dagli animali, possono tradursi in una maggiore mortalità degli stessi”.
Questa perdita di orientamento, spiega ancora Mustoni, è stata osservata negli anni scorsi ad esempio su un orso radiocollarato, che non era ancora in letargo, che si è spostato di 30 chilometri durante la notte di Capodanno, ed inoltre su branchi di cervi che sono scesi in corsa nei paesi del fondovalle. “C’è il problema, evidente nelle valli alpine, legato alle ripidità dei versanti montuosi che amplificano e fanno rimbalzare rumori fino ai valici più interni posti lontani dal fondovalle”, conclude l”esperto.
Nel servizio firmato Maria Neve Jervolino anche un’intervista al direttore del Parco del Conero Marco Zannini, sul medesimo argomento.
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